RECUPERO RESIDENZIALE DI UN EX CASERMA SERAFINO GNUTTI
Luogo: Brescia
Cliente: Comune di Brescia
L’ex caserma Gnutti, nonostante le numerose e significative trasformazioni funzionali e tipologiche, mantiene una forte identità sia urbana che architettonica e pertanto costituisce un’importante occasione di rinnovamento non solo per l’edifico, ma anche per il contesto urbano in cui si colloca. In quest’ottica si sono individuati alcuni principi fondativi dei quali tener debitamente conto per progettare l’intervento: il rapporto tra l’edifico e la città, tra l’edificio e la propria specifica storia e la coesistenza con le proposte di riconfigurazione delle superfici di nuova costruzione.
Più in particolare:a) Integrazione tra l’architettura e la città. b) Realizzazione di una trasformazione critica e coerente. c) Recupero dell’immagine dell’ex caserma come dimora per abitare, luogo evocativo dell’antica presenza monastica, ma anche caratterizzato dalla qualità delle abitazioni, dotate dei più avanzati contenuti tipologico-insediativi. d) Costruzione ri-generativa dei corpi ad ovest dell’ex armeria, eterogenei e tipologicamente inadatti ad un recupero abitativo, per un ridisegno in una nuova dimensione dell’abitare “contemporaneo”, proponendo attraverso una corte a giardino il tema delle “ville sovrapposte”. e) Rivisitazione dello spazio aperto come elemento determinante per la valorizzazione dell’insieme rispetto alla città e per l’occasione di riqualificazione del comparto che lega Piazza Sant’Alessandro con Piazza Moretto, dove si affaccia la Pinacoteca, attraverso Via Moretto e Piazza Moretto, Via Crispi sino a Corso Magenta.
L’intendimento progettuale è stato quello di trasformare un complesso che nel tempo ha assunto le più disparate funzioni (convento, scuola, caserma) in un nuovo edifico con destinazione eminentemente residenziale, che ne valorizzi le peculiarità spaziali e distributive finalizzate ad una residenza di alta qualità. In questa chiave di lettura la proposta progettuale non è apparsa solo quella di riportare l’edificio ad una presunta condizione originaria, ma di rileggerne criticamente, nella logica della massima conservazione, le peculiarità, eliminando quegli elementi che appaiono una sorta di violenza inconsapevolmente perpetrata per ragioni funzionali su un edifico che presenta un sistema di distribuzione assolutamente funzionale alla nuova destinazione e dove le superfetazioni possono essere riconvertite.